"Non basta godersi la bellezza di un giardino senza dover pensare che in un angolo ci siano le fate?"
- Douglas Adams

giovedì 28 aprile 2011

Il Fantasy è Letteratura?

Un Fantasy


Questa è una domanda che da sempre ha ghettizzato il 'Fantasy' come genere di serie B, inadatto alla letteratura e alle antologie scolastiche. Ma torniamo un attimo indietro nel tempo, spieghiamo agli pseudo-intellettualoidi che la maggior parte dei classici che difendono a spada tratta (guai a toccare alcuni autori) scrivevano fantasy.


- Dante Alighieri: estrapoliamo un attimo dal contesto storico la 'Divina Commedia'. Cosa ne rimane? Un bellissimo poema che racconta del viaggio di un uomo in tre regni ultraterreni. Questi mondi, come ben sappiamo, hanno la stessa probabilità di esistere che ha 'La terra di mezzo' di Tolkien, perché la loro esistenza non è provata se non dopo la morte, e questo solo secondo la religione cristiana - e scissioni varie. Quindi, quando Dante incontra demoni, alberi che parlano e via dicendo, cosa ci vieta di dire che la 'Divina Commedia' sia fantasy? È una fetta dell'immaginario umano di valore inestimabile, ma non basta etichettarla come 'classico', bisogna studiare il testo! E il testo ci dice che, nonostante il viaggio di Dante sia chiaramente allegorico, la sua avventura è di genere fantastico, perché scaturita dalla sua mente e non reale. Del resto, persino la Bibbia è fantasy, giacché non ho mai veduto né il diluvio universale né qualcuno resuscitare, per dirne due.

- Robert Louis Stevenson: con il suo 'Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hide', ha dato una svolta importante alla narrativa fantastica. Se prima si voleva comunicare un ideale religioso, ora l'obettivo è trasmettere un messaggio (in questo caso quello del 'doppio; buono e cattivo') attraverso elementi di fantasia, come lo sdoppiamento della personalità di un uomo attraverso una 'pozione' ottenuta in seguito a esperimenti scientifici. Qui abbiamo l'anticipazione di quello che è, in poche parole, lo scopo del fantasy odierno, ovvero quello di comunicare un qualche messaggio tramite espedienti immaginari. Il fatto che Stevenson abbia scritto il suo libro duecento anni prima dell'ascesa di Tolkien non significa che quest'ultimo non sia un classico, lo scopo delle opere infatti è uguale!


- Italo Calvino: ne 'Il visconte dimezzato' assistiamo a un parallelismo con Stevenson. Infatti l'intento dei due autori è molto simile, ovvero quello di riflettere sul tema del doppio nella personalità e nell'animo umano. Una persona che viene tagliata a metà e rimane in vita è reale? No. Quindi, negarlo è inutile, anche Calvino si è servito di un espediente fantastico per trasmettere il suo messaggio ai lettori. Il fatto che nei suoi libri non compaiano elfi o nani o mostri vari - classici cliché tolkeniani - non significa che non scriva fantasy. Wikipedia recita: "Fantasy è un termine, mutuato dalla lingua inglese, con il quale si indica un genere letterario, nato nell'ottocento, i cui elementi dominanti sono il mito, la fiaba, il soprannaturale, l'immaginazione, l'allegoria, la metafora e il simbolo."

Pensate che con Beowulf torniamo indietro fino all'ottavo secolo dopo Cristo!


- Omero: l'Odissea è un classico esempio di viaggio fantastico, questa volta con aggiunta di mostri (ciclopi - o arpie, nell'Eneide di Virgilio) e poteri sovrannaturali, come quelli delle divinità greche. Qui il poeta cieco, che sia esistito o meno, ha dato credito a miti antichi con i quali ha raccontato il viaggio di Ulisse, arricchito anche con una visita all'oltretomba. Questo non è fantasy? Perché non dovrebbe esserlo? Cito sempre Wikipedia: "La letteratura fantasy molto spesso parla di magia, coraggiosi cavalieri, creature mitologiche e avventure. Come tale ha una lunga storia e nasce, ovviamente, dal mito: la mitologia classica, greca e romana (famosi esempi sono l'Iliade e l'Odissea di Omero)..."

Gli esempi che si possono fare sono troppi, passerò quindi alla narrativa Fantasy contemporanea.


Nel diciannovesimo secolo abbiamo Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft, è quindi errato definire Tolkien il padre del genere. Dopo viene H.G. Wells (di cui pochi, mi rammarico notare, conosco il suo 'La guerra dei mondi', reso famoso dal film di Spielberg) e prima, perdonate la mancanza, James Matthew Barrie, da molti ritenuto un altro classico ma indubbiamente di stampo Fantasy, giacché nessuno può rimanere bambino in eterno e poiché l'isolachenonc'è fisicamente non esiste. Abbiamo poi il celeberrimo Tolkien, maestro di vita e creatore di universi, troppo spesso ricordato per 'Il signore degli anelli' e non altre sue opere più rappresentative e concrete. C.S. Lewis con 'Le Cronache di Narnia', manifesto della morale cattolica (Aslan = Cristo) e anche Lewis Caroll, il cui 'Alice nel paese delle meraviglie' è divenuto una fiaba conosciutissima, ma pur sempre di stampo fantasy. Anche qui potremmo fare miliardi di esempi; dimentichiamo infatti Michale Ende con 'La Storia Infinita' e 'Momo' o, sempre più avanti, 'La saga della Torre Nera' di Stephe King, universo parallelo creato dall'acclamato genio della letteratura horror, o ancora 'Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco' di George R.R. Martin, dove viene demolito il mito delle macchiette bianche e nere del fantasy e i personaggi divengono per definizione 'grigi', una saga in cui l'autore non si perdona vere e proprie cattiverie ai protagonisti e dove nessuno è buono e nessuno è cattivo (è anche una grande esaltazione dei finti valori cavallereschi medievali). Oppure troviamo Terry Brooks, perseguitore del fantasy tolkeniano (definito high-fantasy) e dei suoi stereotipi. Anche autori come Neil Gaiman o Terry Pratchett hanno dato una svolta importante al tema del fantastico, introducendo l'autoironia e la critica socio-politica in universi alternativi. Philip Pullman è addirittura stato censurato dalla Chiesa Cattolica a causa delle sue idee emerse nella trilogia 'Queste Oscure Materie', dove egli combatte il totalitarismo religioso ancora oggi presente nel mondo; da ricordare anche l'aspetto dei 'daimon', che non sono altro che la personificazione della nostra coscienza.


Il fantasy è quindi un genere più diffuso di quanto si voglia credere. Anzi, ad essere sinceri, la maggior parte delle opere letterarie prodotte dall'umanità contiene elementi o trame di fantasia, tranne forse quelle correnti come il realismo et simila. Dire che si è contenti di vedere Tolkien insieme alla Troisi e non vicino a Pirandello o Pavese è un comportamento bigotto, perché il livello delle opere è pari, se non, talvolta, superiore. Certo, bisogna distinguere da Fantasy a Fantasy. Bryan di Boscoquieto è una favola per bambini (tra l'altro scritta malissimo), e Twilight è un romanzo rosa travestito da storia fantastica. Detto questo, ognuno è liberissimo di non amare il fantasy (che poi, la maggior parte delle volte, si tratta di un affermazione piuttosto ignorante basata sul parziale conoscimento delle opere high fantasy e di autori come Tolkien e Brooks, per l'appunto), ma da qua a dire che il fantasy non è letteratura ce ne passa! Le prime opere che si studiano a scuola sono fantasy, e questo lo dicono critici famosissimi, non solo Wikipedia. Tanti autori classici utilizzano espedienti fantastici. Quindi sì, il fantasy è letteratura e talvolta anche classico, se non volete vederlo sono affari vostri, ma è così.