"Non basta godersi la bellezza di un giardino senza dover pensare che in un angolo ci siano le fate?"
- Douglas Adams

martedì 8 febbraio 2011

Concorso racconti narrativa

Gli admin di BB sono lieti di presentarvi un concorso di racconti per darvi l'opportunità di dimostrare la vostra indubbia bravura.

Genere: Narrativa.
Sono consentiti deboli varianti sul genere psicologico e noir.

I Racconti dovranno essere lunghi minimo 2.000 e massimo 5.000 parole. Nel caso ve ne vengano 100 di più o 100 di meno, va bene lo stesso. Possono partecipare massimo 20 racconti. Nessuno può partecipare con più di un racconto. Nel caso di una vasta partecipazione, potremmo allargare il numero massimo da 20 a 25/30. Veranno fatte due selezioni:

- dopo la prima rimarranno in gara la metà dei racconti;

- dopo la seconda rimarranno in gara 3 racconti;

- proclamazione del vincitore.

Avrete tempo fino al 15 di Aprile per mandare i racconti a: marco.tamborrino@fastwebnet.it in formato word 2003 o 2007. È possibile che io ve li rimandi indietro per piccoli refusi o correzioni.
I cinque migliori racconti veranno messi insieme in un'antologia in file PDF ed e-book. L'antologia potrebbe diventare cartacea nel caso in cui i racconti si dimostrino veramente validi e curati. La pubblicazione avverrebbe con Print On Demand.

Non è richiesta alcuna somma di partecipazione.

Gli admin di Bestiario Barbaro:
- Tambo
- La V
- Pingu

mercoledì 26 gennaio 2011

Dubbi esistenziali

Quando i genitori ti dicono "guardare ma non toccare", lo fanno perché hanno scoperto che giocare a essere Dio non è poi tanto male. Guarda la mela ma non toccarla. E di mangiarla non pensarci nemmeno. Altrimenti guai a te. Guai guai guai. Tu sei giovane, e il libero arbitrio per te è ancora soltanto una parola. Se Eva non avesse colto la mela, potremmo ora decidere quale donna amare? Il nome da dare a nostro figlio? Quel morso è stato il primo passo verso la conoscenza, la nascita della filosofia. Il libero arbitrio. Quello che oggi stiamo perdendo, come se non ce l'avessimo mai avuto. E forse è vero. La pubblicità è lì apposta per ricordarcelo. Compra e sarai felice. Non comprare e sarai uno sfigato. Non pensarci, dice, non sei tu a decidere per te stesso.

La Germania aveva Hitler. L'Italia aveva Mussolini. La Spagna aveva Franco e la Russia aveva Stalin. Noi no. Noi abbiamo la televisione. Abbiamo luci e colori e il Grande Fratello. Dittatura. Pensa a che vestito mettere questa sera, al colore della cravatta, all'auto nuova che da alcuni giorni hai nel garage. Pensa a quanti bei programmi puoi vedere con la televisione. Pensa al telecomando. Te lo spacciano come simbolo di potere. Cambia canale. No. Spegni il televisore. Questo è potere: dire no. Dire basta. Vuoi il libero arbitrio? Spegni tutto, la tua mente funziona anche al buio.

Però non pensiamo.

Non studiamo.

Non leggiamo.

E così andiamo a dormire con un unico dubbio: ma che dentifricio ho usato stasera? Quello alla menta o quello alla fragola? Nel dubbio domani ne compro uno alla vaniglia.



*Ispirato dalla lettura di un libro di Chuck Palahniuk* (N.d.A.) ©

venerdì 21 gennaio 2011

Una vita per un'altra.

Ultimamente, grazie ad una canzone in particolare, mi sono sorpreso sovente a riflettere su questioni di dubbia utilità ma stimolanti per il mio deviato intelletto. Il punto principale si riassume nella frase "Dimmi, uccideresti per salvare una vita?" (Tell me, would you kill to save a life?). Questa riflessione mi porta a fare un rapido elenco mentale delle persone che nella mia vita si riserverebbero questo onore, e con orrore mi sono reso conto che sono parecchie. Troppe. Il problema è che quasi nessuna di queste parecchie persone se lo meriterebbe. Allora perché dovrei fare una cosa del genere? Ho la sgradevole sensazione che consideri la vita degli altri più importante e bella della mia dal punto di vista sentimentalistico. Artisticamente parlando, io sono insuperabile; quindi non tentate nemmeno questa ardua e tortuosa via.
Le persone che si meriterebbero veramente questa cosa da me, si contano sulle dita di una mano. Monca.

E voi? Parliamone.

martedì 18 gennaio 2011

Lode a Khione


Khione

Gelida sì, e pura in egual misura,
la neve mia quieta e candida scende.
Splendea il dolce volto d’un fanciullo,
veloce egli solleva l’intrepida mano,
‘l fior di cristallo calò sul palmo ignudo.
Parea la neve che avesse occhi et
intellecto, oltre alla sì grande beltà.
Mirava ‘l fanciullo e infine cantò
alla dea sua, Khione,
neve del core e degli animi nostri.
Ella vivea in ciò che una volta fue
in terra: ‘l tetro inverno
e la vita mortale.
Ti sente ‘l fanciullo sulla mano sua,
ignuda, e duole nel sentire il freddo
del tuo corpo sul suo.
Doni calore, o Khione, a chi
‘l cristallo e dentro al tuo viso,
vuol vedere.


©

lunedì 10 gennaio 2011

Trainspotting - Irvine Welsh

Libro decadente, reale, triste, soffocante. Libro che ritrae quello spicchio di una generazione passata, quella generazione che ha conosciuto la droga, prima e più pericolosa fra tutte, l'eroina. Alcuni episodi, però, non mi sono piaciuti. Ad esempio quello di Davie che uccide Alan Venters dopo avergli fatto vedere le false foto dell'omicio di suo figlio da lui perpetrato. Insomma, la crudeltà ha anche un limite? Ti avrà anche trasmetto l'AIDS, ma cazzo, siamo umani. Ah, poi. La volgarità. Lo capisco che è voluta, e io sono il primo a dire che ci deve essere in un libro, specialmente in un libro del genere; ma qui è veramente troppo. Quando parla Franco, poi. In definitiva: non è il capolavoro decantato dal 90% delle persone che l'hanno letto. Non è nemmeno un libro pessimo, e questa via di mezzo non mi lascia la voglia di farne una recensione dettagliata: non ne varrebbe la pena. Al che, mi accingo a concludere. Trainspotting è un libro che va letto, specie dai giovani. Ti vengono i brividi in certe scene; personalmente in quelle dove i protagonisti si bucavano, e dopo iniziavano ad avere tutti quei dolori e problemi. Non incita a drogarsi, ma semplicemente racconta cosa significa esserlo, un drogato. Certe frasi, però, come "prendi il tuo orgasmo migliore e moltiplicalo per venti, non ci arrivi nemmeno al risultato, cazzo" possono essere fraintese. Uno sprovveduto cosa va a pensare? Che bucarsi una volta potrebbe essere figo, così, tanto per provare. Irvine Welsh, da ex tossicodipendente, ha descritto alla perfezione - o quasi - il mondo che una volta lo tormentava. Ma noi, poveri e cretini lettori, non siamo stati tossici, e nemmeno lo siamo. Non abbiamo la stessa percezione di quel mondo, perciò a volte ci appare lontano e sfocato. Leggere Trainspotting, per me è significato paradossalmente leggere un fantasy. È una realtà che lentamente sta svanendo, l'uso di droghe pesanti è ormai assai limitato, mentre personalmente sono per la legalizzazione di quelle leggere. No, non ne ho mai provata una (e non ho in programma di farlo), ma non penso che uno rischi la morte neanche lontanamente se si fa una canna al giorno d'oggi. Vedi Olanda dove sono legalizzate. In conclusione...
... ho trovato più utile Fight Club, sulla stessa scia d'onda.
Sufficiente, forse un po' di più. 3/5

mercoledì 15 dicembre 2010

Leggere può essere un piacere; non fatelo diventare un dovere.

Io credo che leggere non sia una semplice attività rilassatrice. Come la maggior parte dei lettori seri (perché sì, esistono due categorie di lettori, come illustrerò più avanti), io ho bisogno di trovare qualcosa nel libro che leggo: qualcosa che non sia una stupida storia d'amore senza senso che fa battere il cuoricino alle ragazzine, intendo qualcosa che vada al di là dell'immediata comprensione umana, un concetto prima astratto e poi personificato, grazie alla nostra immedesimazione in esso. Facendo due rapidi calcoli, scopriremo che le persone che in Italia (così come in tanti altri paesi, solo che noi siamo messi peggio) leggono, si contano - per così dire - sulle dita di una mano. Perché?
Una volta ho ipotizzato un coinvolgimento di Manzoni e i Promessi Sposi, ma non penso sia solo loro la colpa. In ogni caso, due righe gliele dedico:
I PS sono un romanzo storico e di formazione (quest'ultimo aggettivo attribuito solo dai professori vecchi bacucchi, o quasi), ma non un ottimo romanzo. Manzoni spesso se ne frega altamente di alcune regole narrative, e non ha la minima idea di come tenere il lettore interessato alla vicenda. Ken Follett, ha appena pubblicato "La Caduta dei Giganti", romanzo storico sulla prima guerra mondiale. Ora, sarà che sono un po' di parte, sarà che Follett è straniero ed è un autore contemporaneo, ma quale dei due risulta più istruttivo? Il secondo, senza ombra di dubbio. Gli unici fatti storici che Manzoni inserisce nei PS sono estratti di un processo molto più grande...
Noi rimaniamo comunque fedeli alla nostra letteratura. Perché sì, perché è così. Il solo pensare di cambiare le cose è considerata blasfemia. Guai a toccare Alessandro Manzoni! Diventi immediatamente un quindicenne ignorante, teppista e drogato che non comprende la bellezza dei classici. La gente non sa più cosa inventarsi.

Ma mettiamo che invece dei Promessi Sposi, l'insegnante decida di far leggere Twilight (Dio ce ne scampi), quale sarebbe il risultato? Onestamente, peggiore.
Piacerebbe solo alle ragazzine in crescita ormonale, provocando nel migliore dei casi una corsa alla libreria alla ricerca di altri libri smielati sui vampiri al liceo. E cosa imparano i giovani da tutto questo? Niente. Proprio come coi PS: il progresso rimane nullo.
A questo punto viene da chiedersi quale sia la soluzione. Be', innanzitutto iniziare con letture interessanti sin da subito, letture che coinvolgano il mondo dei giovani. Sto parlando di "Noi i ragazzi dello zoo di Berlino", ad esempio. Se si inizia da lì, da quei problemi che ci sono vicini... il risultato sarà sorprendente.

Perché dunque, un ragazzo/a dovrebbe leggere? C'è gente intelligentissima a cui la lettura risulta riplorevole, eppure dovrebbe affrontarla comunque. Per il semplice motivo che la lettura informa. Su qualsiasi cosa tu voglia un'informazione che ti cali sin nel profondo del tuo scopo, tu troverai un libro. Vi dirò una cosa: sto leggendo in questi giorni "I dieci giorni che sconvolsero il mondo", di John Reed; un resoconto dettagliato sotto forma di cronaca della Rivoluzione d'Ottobre nel 1917 in Russia. A prima vista sembra un libro storico, senza fine e utilità, invece non è così. È interessante per capire il comunismo, e il comunismo è una realtà di ieri, di oggi e di domani. Ci sono persone che come sentono questo termine, si immaginano uomini-mostro che divorano bambini e massacrano intere famiglie. Ecco, leggendo, questa inciviltà potrebbe lentamente essere soppressa. Basta un po' di volontà.
Ma se un giovane ha in mente che uscire a fare casino, andare a ballare, giocare ai videogame e perdere tempo chattando sia di gran lunga più stimolante, non è tutta colpa sua. In parte la colpa è dei genitori, in parte della scuola. E una piccolissima parte è anche sua. Sua perché non è capace di comprendere che nella vita, che è una sola, non contano quelli che la vivono comunemente, pensando che il divertimento sia tutto, che chi non si diverte è uno sfigato; ma contano quelli che sanno usare il cervello, che sanno affrontare qualsiasi tipo di argomento e di discorso, quelli che vedono oltre i pregiudizi e le menzogne. Ma per fare ciò, bisogna leggere. Non credo sia poi così difficile. Tutti noi - o quasi - abbiamo uno stereo e un divano, a casa. Basterebbe sdraiarvisi e mettere su il nostro cantante preferito a basso volume. Poi un libro, e un briciolo di pazienza. All'inizio potrebbe apparire come un dovere, ma se si persiste nell'obiettivo, il dovere si tramuterà in piacere; il piacere di riscoprire la verità.

"La letteratura, è la storia dell'amore e del destino, il racconto del folle imperversare delle passioni umane, della lotta in cui con queste ultime ci si deve impegnare."

Isaac B. Singer

Rivoluzione Sociale

Premetto che sono un estremista. Ho idee estremiste in tutto, raramente scelgo una via di mezzo. Un po' come gli agnostici, che non sanno decidersi se essere credenti oppure atei, preferendo così non pensarci proprio. Comoda, come soluzione.

Vedete, da sempre i popoli si sono ribellati al capitalismo sfrenato e sfruttatore delle classi possidenti. Quando lo stato, il governo, lentamente manda all'aria l'economia il paese, il racconto si conclude sempre con una rivoluzione. È scritto lì, nei libri di storia. Non lo sto dicendo io per farmi figo. In Italia non abbiamo mai avuto una vera e propria rivoluzione. Certo, siamo stati sfortunati ad accogliere a braccia più o meno aperte quella "cosa" chiamata Cristianesimo. Sarò felice, per una volta, di ricordavi che ha distrutto l'impero romano, ancor oggi visto come simbolo di civiltà e buona politica. Forse non c'era l'uguaglianza predicata da Gesù Cristo e i suoi amici pescatori e co., ma resta il fatto che questa religione ha avuto la sua parte nel crollo dell'impero. Dopodiché, in seguito all'indipendenza dei comuni, la battaglia di Legnano e bla bla bla, arriviamo alla dominazione spagnola prima, e a quella austriaca dopo.

Durante quest'ultima, aihmè, è stato partorito quell'abonimio comunemente chiamato Promessi Sposi, ma non scrivo per parlarvi di loro; gli darei esagerata importanza. Torniamo quindi alla dominazione austriaca: è noto che lentamente il popolo italiano si è svegliato (da non crederci) e dopo anni di guerre ha ottenuto l'indipendenza. Questo periodo è, come sapete, noto come Risorgimento Italiano.
Ma vedete, questa "rivoluzione", se così si può chiamare, si è avuta nei confronti di un popolo straniero, non nei confronti della borghesia e dei poteri massimi dello stato che hanno oppresso - e continuano tutt'ora ad opprimere - la nostra nazione. Se io parlo di Rivoluzione Sociale, ho in mente gli operai, i disoccupati, gli studenti, i terremotati, gli alluvionati, i napoletani che una mattina si alzano e decidono di mettere la parola fine alle pagliacciate della nostra politica.

Non è possibile, a parer mio, sperare che un fascista come Gianfranco Fini riesca a far cadere il governo. Non è possibile considerare Berlusconi il meno peggio che c'è in parlamento. E non è possibile che non riusciamo a renderci conto che la soluzione siamo noi. I giovani. Le nostre camere a Montecitorio sono strapiene di vecchi bacucchi che vivono nel mondo delle favole, dove chi protesta è un delinquente e chi va contro il governo è un comunista. Ho solo 16 anni, ma so bene che il comunismo e il socialismo sono due orientamenti politici con idee originarie molto nobili, deviate poi dal profumo del potere.
C'è gente che dice: "Abbiamo ragione a protestare, ma niente giustifica la violenza". Ah, no? E perché, scusa? Cosa dobbiamo fare se i politici sono sordi alle proteste, se essi preferiscono sedersi sulle belle ed eleganti sedie di Montecitorio a far finta di legiferare e rimangono impassibili di fronte a manifestazioni in tutta Italia?

Condannate la violenza. Fate bene, lo stesso Asimov disse: "La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci". Certo. Ma, signori miei, come avete intenzione di liberarvi di quei parassiti? Occupando per qualche ora le scuole e facendo mezza giornata di protesta pacifica? Avete capito male. Malissimo.

Dovete prendere in mano i fucili dei vostri nonni che combatterono i fascisti, dovete prendere bastoni, pale e forconi, come fossimo nel Medioevo. E scendendo in strada tutti assieme, uniti contro un governo fantoccio, non possiamo che trionfare.
Il problema è che siete diventati vermi. Di fronte alla tv, al caldo sotto le vostre coperte pagate con il ridicolo salario che ricevete, a guardare Il Grande Fratello o l'Isola dei famosi, o ancora il tg4, dove il conduttore può solo andare in giro con la scorta per le stronzate che spara. La realtà, italiani, è diversa. La realtà è che i vostri figli fanno le valigie dopo aver preso la loro laurea. Prendono uno zaino e ci mettono dentro la Costituzione Italiana, per non dimenticare. E poi se ne vanno. Spariscono all'orizzonte, forse inconsci che con la loro partenza, le possibilità di riscatto per questo paese crollano ancora più drasticamente.

Prendete in mano le armi. La violenza è un mezzo, e in questo caso giustifica il fine; quello di diventare un paese onesto e rispettabile. Ormai inizio a non sperarci più anch'io.

"Colui che attende una rivoluzione sociale pura non la vedrà mai; egli è un rivoluzionario a parole che non capisce la vera rivoluzione."
Lenin
[Vladimir Il'ič Ul'janov]