"Non basta godersi la bellezza di un giardino senza dover pensare che in un angolo ci siano le fate?"
- Douglas Adams

domenica 4 settembre 2011

Il mondo che non c'è


Era un bambino e andò a dormire con la tristezza nel cuore e pianse, pianse perché non c'era altro da fare. Pianse perché il mondo che sognava non sarebbe mai esistito, perché non appena fosse cresciuto si sarebbe dimenticato di aver pensato queste cose, di aver desiderato che tutti si potessero abbracciare e stringere senza che la gente li guardasse male, pianse perché sapeva che non sarebbe mai giunto il giorno in cui avrebbe potuto dare un bacio sulla guancia a una sua amica o a un suo amico solo per dimostrarle o dimostrargli il suo affetto, come a dire: io ti voglio tanto bene, te ne voglio tanto tanto tanto e per favore abbracciami e baciami anche tu, così stasera non andrò a dormire piangendo, non sentirò mamma che urla con papà e non penserò a mio fratello che è fuori con una ragazza o forse è ubriaco perché è triste, triste di dimenticare quelle cose che anche lui un giorno aveva pensato, triste di aver pianto per loro e con loro, perché il mondo che lui sogna, che io sogno e che noi sogniamo non esiste e non esisterà mai.
Andò a dormire e dopo aver pianto s'addormentò e sognò, sognò che i bambini e le bambine e i ragazzi e le ragazze s'abbracciavano piangendo, ma questa volta piangendo di gioia perché tutti avevano capito che volevano essere abbracciati e stretti con tutte le forze e tutto l'affetto del mondo fino a scoppiare dalla felicità. Poi piansero ancora, e questa terza volta furono lacrime di malinconia perché avevano dimenticato come si sogna o forse la notte era finita ed era sorto il sole.

─ Marco Tamborrino

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