"Non basta godersi la bellezza di un giardino senza dover pensare che in un angolo ci siano le fate?"
- Douglas Adams

domenica 25 settembre 2011

Recensione libro: "Sulla strada" di Jack Kerouac


E non smisi nemmeno per un attimo di pensare a Dean e a come fosse salito sul treno e si fosse fatto più di cinquemila chilometri sopra quell'orrida terra senza nemmeno sapere il perché, se non per vedere me.

"Sulla strada" è un romanzo che andrebbe letto tutto d'un fiato, tutto in una volta. È un romanzo che non lascia il tempo di respirare, il tempo di fermarsi e mettersi a pensare che razza di vista si sta facendo. Anche i momenti di apparente calma sono falsi, illusioni. Sembra che si sia trovato il proprio posto nel mondo e invece niente, era solo una sensazione passeggera. Perché dare un nome a questa generazione, perché chiamara "Beat Generation"? Quelli che l'hanno vissuta non potevano stare fermi, muoversi era più forte di loro, la strada stessa diventa un personaggio del libro, mentre per loro è un amico cui ritornare dopo pochi giorni di relativa quiete. La strada li porta dalla costa orientale a quella occidentale degli Stati Uniti e viceversa, e ogni volta sembra essere una novità, anche se poi, quando si fa ritorno, ci si sente solo tristi.

Potremmo inquadrare il romanzo di Kerouac come un racconto sul fantastico personaggio di Dean Moriarty (Neal Cassady), colui sul quale puntano i riflettori dello scrittore per tutte le quasi quattrocento pagine. C'è un punto in cui Dean viene abbandonato da tutti. Nessuno più sopporta quel suo fare approfittatore, quel suo sfruttare un amico e poi piantarlo in asso quando gli fa più comodo e ha finito di sfruttarlo. A quel punto Sal Paradise (Jack Kerouac) gli si fa ancora più vicino, e qui rimando al titolo della recensione. La fine del romanzo mi ha lasciato un certo disagio, una certa malinconia, come se Dean si fosse alla fine reso conto di quanto vuota fosse la sua vita, di quanto provasse a riempirla viaggiango e viaggiando, beandosi del mondo e godendoselo fino in fondo. Aveva forse capito che quel suo amico l'aveva salvato, gli aveva mostrato come ci si doveva accontentare di una famiglia dopo infiniti viaggi in giro per l'America e il Messico.

Francamente non riesco a comprendere i tanti commenti negativi che ho letto un po' dappertutto. È il semplice manifesto di un'America che sta cambiando. Che dalla depressione degli anni '30 e dalla Seconda Guerra Mondiale attraversa un breve periodo prima di diventare l'America che è oggi. E in questo cambiamento abbiamo avuto la Beat Generation. Abbiamo avuto questi giovani che non sapevano se il mondo era un luogo che ogni tanto stesse fermo, oltre a muoversi. E per non venir sorpassati, si muovevano anche loro.

E così in America quando il sole tramonta e me ne sto seduto sul vecchio molo diroccato del fiume a guardare i lunghi cieli lungo il New Jersey e sento tutta quella terra nuda che si srotola in un'unica incredibile enorme massa fino alla costa occidentale, e a tutta quella strada che corre, e a tutta quella gente che sogna nella sua immensità e so che a quell'ora nello Iowa i bambini stanno piangendo nella terra in cui si lasciano piangere i bambini, e che stanotte spunteranno le stelle, e non sapete che Dio è Winnie Pooh?, e che la stella della sera sta tramontando e spargendo le sue fioche scintille sulla prateria proprio prima dell'arrivo della notte fonda che benedisce la terra, oscura tutti i fiumi, avvolge le vette e abbraccia le ultime spiagge, e che nessuno, nessuno sa cosa toccherà a nessun altro, allora penso a Dean Moriarty, persino al vecchio Dean Moriarty padre che non abbiamo mai trovato, penso a Dean Moriarty.

2 commenti:

  1. chi scrive commenti negativi al romanzo di Kerouac non l'ha capito e sicuramente ha contribuito la imperfetta traduzione di una lingua molto particolare e, appunto, beat.

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